Gli anni ’90 e 2000 hanno portato una serie di grandissimi trionfi sportivi in Italia, e non solamente per quanto riguarda il calcio e il basket, ma anche e soprattutto nel contesto meno commerciale della pallavolo. Il movimento sportivo italiano, proprio di un paese importante e non piccolo come vuole farci sembrare la geografia, ha avuto un grande impulso dalle imprese delle squadre tricolori di pallavolo, sia quella maschile sia quella femminile. La prima, nella quale ha fatto la storia la cosiddetta generazione di fenomeni, ha vissuto un decennio di glorie assolute dal 1989 in poi, grazie soprattutto alla guida di Julio Velasco, allenatore argentino venuto in Italia per allenare prima Modena e poi la stessa nazionale.
Arrivato sulla panchina azzurra a fine degli anni ’80, praticamente in concomitanza con la nascita di una squadra altamente competitiva come la Lube adesso una delle favorite alla vittoria del campionato italiano secondo le quote di volley disponibili attualmente, Velasco riuscì a dare ai suoi ragazzi un cambio di ritmo dal punto di vista della mentalità, inculcando nella sua squadra la convinzione a vincere in ogni momento. Sotto la guida del sudamericano l’Italia divenne un’autentica potenza mondiale del volley, vincendo ben 10 trofei dal 1989 al 1995 tra campionati europei, campionati del mondo e World League. Quella già citata generazione di fenomeni vedeva come principali esponenti giocatori come Andrea Zorzi, Andrea Giani, Paolo Tofoli, Pasquale Gravina, Marco Bracci e Andrea Gardini, i quali si aggiungevano a campioni già affermati come Lorenzo Bernardi, Luca Cantagalli e il più mediatico Andrea Lucchetta. Parliamo probabilmente della nazionale sportiva italiana più forte di sempre per quanto riguarda il talento e i titoli ottenuti, qualcosa di strepitoso e di irrepetibile anche nel mondo intero. A questa generazione di fenomeni mancò solamente l’oro olimpico, qualcosa che sfuggì alla squadra di Velasco in due finali, nel 1992 e nel 1996, e sempre contro l’Olanda.
Quei grandissimi trionfi, tuttavia, non solo diedero lustro all’Italia del volley ma crearono anche un ambiente fertile per la pallavolo nazionale, uno sport che crebbe a vista d’occhio sviluppando passione e talento allo stesso tempo. Riflesso di questa tendenza che cresceva di continuo fu l’affermarsi della nazionale femminile, la quale partecipò per la prima volta ai giochi olimpici nel 2000, finendo al nono posto a Sidney. In seguito arrivò la vittoria più importante, ossia quella dei mondiali del 2002: in quell’edizione la nazionale allenata dal rampante tecnico Marco Bonitta fu protagonista di un exploit straordinario che si concluse con la vittoria per 3-2 in finale sulla più quotata nazionale degli Stati Uniti. Quel torneo vide una serie di giocatrici ergersi a grandi protagoniste, su tutte l’opposto Elisa Togut, la schiacciatrice Francesca Piccinini e il libero Paola Cardullo.
Quel trionfo del 2002 mise le basi per altre due vittorie importanti della nazionale femminile, ossia quelle della coppa del mondo 2007 e 2011, i due ultimi grandi titoli di una selezione che adesso cerca di mettere su nuove fondamenta per un futuro più radioso.
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